Regolamento europeo privacy e condominio: cosa c’è da sapere

da idealista.it

Il 25 maggio è entrato in vigore il Gdpr, il nuovo regolamento europeo in materia di trattamento dei dati personali. Ma quali saranno gli effetti della nuova normativa sui condomini e su chi ci abita. A spiegarlo sono i nostri collaboratori di condominioweb.

Dal 25 maggio chiunque effettua operazioni “con o senza l’ausilio di processi automatizzati” su dati personali, è soggetto alla norma e alla sua applicazione.

L’amministratore di condominio utilizza necessariamente i dati dei condomini e di chiunque detiene un diritto reale o di godimento di un immobile presente all’interno del condominio, e svolge ogni giorno operazioni sui dati personali per gestire il bene comune.

Pertanto dovrà preoccuparsi di rispettare il regolamento in ogni sua parte tenuto conto della responsabilità e risarcimento del danno (art. 82 Reg. UE 2016/679) e delle sanzioni (artt. 83-84 Reg. UE 2016/679).

Ma le incombenze del GDPR (General Data Protection Regolation) sono a carico del condominio o dell’amministratore?

Per rispondere a questa domanda ricordiamo quanto stabilito dal Garante con provvedimento del 18 maggio del 2006 doc. Web n. 1297626.

Il Condominio è riconosciuto come “Titolare del trattamento dei dati” cioè colui che assume “le decisioni in ordine alle finalità, alle modalità del trattamento di dati personali e agli strumenti utilizzati, ivi compreso il profilo della sicurezza” (art. 4 c. 2 lett. f D.Lgs 196/2003).L’amministratore può essere nominato in veste di responsabile del trattamento ai sensi degli artt. 4, comma 1, lett. g), e 29 D.Lgs 196/2003 vale a dire colui che per conto del titolare svolge i compiti assegnati utilizzando i dati personali raccolti dal titolare secondo determinate finalità.

Quindi già dal 2006 il Garante chiariva i compiti, i ruoli e le incombenze per il trattamento dei dati nel mondo condominiale.

In questi anni c’è stata poca preoccupazione e attenzione da parte degli amministratori di condominio anche se sono diversi i provvedimenti del Garante che hanno coinvolto la categoria.

Con il GDPR, l’approccio al trattamento dei dati cambia e non può più essere trascurato questo aspetto. Il Titolare del trattamento dei dati rimane il Condominio che per sua natura, non essendo dotato e organizzato con struttura propria, demanda all’amministratore, quale professionista esterno, quasi tutti i trattamenti.

A differenza del D. Lgs 196/2003, che come da comunicazione del Consiglio dei Ministri n. 75 del 21 marzo 2018 verrà abrogato a far data dal 25 maggio 2018 e ” la nuova disciplina in materia sarà rappresentata principalmente dalle disposizioni del ..….

Regolamento immediatamente applicabili e da quelle recate dallo schema di decreto volte ad armonizzare l’ordinamento interno al nuovo quadro normativo dell’Unione Europea in tema di tutela dellaprivacy”, il Regolamento UE 2016/679 amplia le responsabilità e i doveri del titolare e del responsabile del trattamento. In particolare il titolare, condominio, (art. 24 Reg.

UE 2016/679), attraverso l’assemblea e/o il suo legale rappresentante, dovrà, a seconda del contesto e delle finalità dei trattamenti, valutare i rischi per i diritti e le libertà delle persone fisiche mettendo in atto misure tecniche e organizzative adeguate per garantire e dimostrare il rispetto del Regolamento.

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Schiamazzi e rumori nel condominio: è disturbo alla quiete pubblica?

da lastampa.it

Ai fini della configurabilità della reato di “disturbo delle occupazioni o del riposo delle persone” non sono necessarie né la vastità dell’area interessata dalle immissioni sonore, né il disturbo di un numero rilevante di persone. È infatti sufficiente che il fastidio venga arrecato a un gruppo di persone, anche se raccolte in un ambito ristretto, come un condominio, e non al singolo individuo.

Un circolo ricreativo disturba i condomini. Il Tribunale di Bergamo condanna il legale rappresentante di un’associazione al pagamento di un ammenda per aver, mediante schiamazzi e rumori superiori alla soglia consentita dalla legge, disturbato le occupazioni e il riposo delle persone che abitano il condominio in cui è sito il locale.
Il Tribunale accerta la produzione delle immissioni sonore provenienti dal circolo gestito dall’imputato, il quale, avverso tale sentenza, ricorre per cassazione.
Il ricorso è affidato a due motivi: con il primo motivo l’imputato deduce che non è stato accertato che le immissioni disturbino un numero indeterminato di persone, come richiesto ai fini della configurabilità del reato, di conseguenza, non ci sarebbe neanche un pericolo concreto per la quiete pubblica. Con il secondo motivo egli deduce la manifesta illogicità e contraddittorietà della motivazione, non essendo stato affermato, dai testi escussi, che la musica proveniente dal locale fosse assordante e fastidiosa anche al di fuori del condominio in cui si trovava il locale stesso.
La Corte di Cassazione osserva che i rumori e la musica proveniente dall’associazione gestita dall’imputato sono sicuramente idonei a disturbare l’occupazione e il riposo non solo della famiglia del denunciante, residente in un appartamento ubicato sopra il locale, ma di tutti gli abitanti presenti nelle vicinanze, tanto che una residente era stata costretta a trasferirsi.

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Permessi legge 104 se non tutti i mesi li chiedo, l’INPS li può togliere?

da investireoggi.com

Permessi legge 104, il quesito di un nostro lettore (investireoggi.com):

Buongiorno sig.ra Angelina voleva chiederle una cosa io ho mia moglie invalida con un tumore al seno e varie patologie,usufruiscono della legge 104 ma non tutti i mesi chiedo i permessi, non usufruendone c’è rischio che l’INPS me la possa togliere. Grazie mille attendo una sua risposta.

Permessi legge 104, chi ne ha diritto

Le condizioni essenziali per poter richiedere i permessi Legge 104/92 per assistere il familiare sono:

  • certificazione di handicap in situazione di gravità (art. 3 comma 3 Legge 104/1992);
  • non sia ricoverato a tempo pieno, intendendosi con ciò, il ricovero per le intere ventiquattro ore presso strutture ospedaliere o simili, sia pubbliche che private, che assicurano assistenza sanitaria continuativa.

Permessi legge 104, i 3 giorni anche frazionati

Il lavoratore con disabilità (in situazione di gravità, ai sensi dell’art.3, comma 3 della legge 104)  o il lavoratore che accudisce un familiare con handicap grave, con rapporto di lavoro pubblico o privato, anche a tempo determinato, può usufruire alternativamente dei permessi di tre giorni mensili, anche frazionati, (a prescindere dall’orario della giornata) o di permessi orari giornalieri (per ciascun giorno lavorativo del mese) nella seguente misura:

  • due ore al giorno per un orario giornaliero pari o superiore alle sei ore;
  • un’ora al giorno per un orario giornaliero inferiore alle sei ore.

E’ importante chiarire che i permessi accordati alle persone con handicap in situazione di gravità sono istituiti dalla legge, con previsione generale per il settore pubblico e per quello privato.

Permessi legge 104, se non ne usufruiscono l’Inps me li toglie?

Anche se il lavoratore non ne fruisce tutti i mesi, l’Inps non può toglierli. I permessi legge 104 art. 3 comma 3, si perdono solo nel caso che vengono a mancare i requisiti. Ad esempio ad una revisione del verbale legge 104, non viene riconosciuta più la gravità, oppure se il familiare viene ricoverato in struttura h24.

 

Imu E Tasi 2018: Novità Scadenze E Pagamenti, Sono Previsti Aumenti?

da notizieora.it

Imu e Tasi 2018, la prossimala scadenza fissata per il 16 giugno slitta al 18 giugno. L’ultimo giorno per i contribuenti di versare le imposte che ruotano intorno alla casa. Una breve panoramica di cosa rappresentano realmente queste imposte e le rispettive scadenze da calendario.

Cosa rappresenta l’Imu 2018 per il contribuente: chi la paga?

L’Imu non è altro che una tassa municipale il cui pagamento spetta in relazione all’immobile di proprietà del contribuente. Si tratta, di un’imposta che si applica su diversi immobili, quali:

  • seconda casa;
  • immobili commerciali;
  • terreni e negozi.

Quali proprietà sono escluse dal pagamento Imu? Le abitazioni principali e le corrispettive pertinenze.  Il pagamento della prima casa avviene in ragione dell’accatastamento rientrante in A/1, A/8 e A/9, si tratta di categorie a cui va applicata un’aliquota ridotta, con una detrazione di circa duecento euro.

Cosa rappresenta la Tasi per il contribuente: perché è tenuta a pagarla?

La Tasi è un’imposta rivolta all’intera comunità il cui pagamento serve a sostenere i costi relativi ai servizi comunali, come possono essere i costi per l’illuminazione delle strade comunali, la cura nonché prosperità del verde, la pulizia delle strade cittadine ecc. Considerato che si tratta d’imposta rivolta alla comunità, viene pagata da tutti i cittadini.

Quali categoria di immobili locati devo pagare l’imposta Imu e Tasi?

Sono imposte che investono tutti gli immobili indipendentemente se locati oppure no. Tuttavia la legge, prevede delle riduzioni o semplificazioni relative all’importo dell’imposta. Infatti, qualora l’immobile viene concesso in comodato d’uso a soggetti che rientrino nella sfera familiare come i parenti di primo grado, entrambe le imposte subiscono uno sconto pari al 50% sull’imponibile da versare.

Nel caso in cui, l’immobile viene concesso in affitto con canone concordato le imposte subiscono uno  sconto  pari al 25% .

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Pensioni e legge Fornero, che cosa cambierà con il nuovo governo

da startmag.it

ome cambierà davvero la legge Fornero sulle pensioni come previsto dal “Contratto per il governo del cambiamento” firmato da Movimento 5 Stelle e Lega? E quali impatti finanziari sono prevedibili? Sono alcune delle domande che si stanno ponendo in queste ore addetti ai lavori, tecnici della materia, esperti del settore e pensionandi oltre che pensionati toccati alla legge Fornero.

Per approfondire la questione, Start Magazine propone le analisi di Pietro Ichino, giuslavorista, Giuliano Cazzola, uno dei massimi esperti in Italia di previdenza e welfare, e Tito Boeri, presidente dell’Inps.

ECCO IL PROGRAMMA COMPLETO E DEFINITIVO

CHE COSA HA DETTO OGGI BOERI

Oggi è stato il presidente dell’Inps, Tito Boeri, a commentare il programma M5S-Lega in materia previdenziale. Per andare in pensione con quota 100 tra età e contributi o 41 anni di contributi a qualsiasi età così come previsto dal contratto di governo tra Lega e M5s si avrebbe “un costo immediato di 15 miliardi all’anno” per salire poi a regime a 20 miliardi, ha detto l’economista Boeri, nominato al vertice dell’Inps dal governo Renzi. Il debito implicito sarebbe di 120 miliardi di euro, ha aggiunto Boeri. Nel contratto si parla invece di 5 miliardi di costi, una cifra ipotizzabile, dice Boeri, solo se si reintroducessero le finestre ed altri strumenti.

ECCO L’ANALISI DI PIETRO ICHINO

Di seguito i brani del “Contratto” siglato da Luigi Di Maio del Movimento 5 Stelle e Matteo Salvini della Lega che riguardano le pensioni e la legge Fornero (in grassetto) e il commento di Ichino, tratto dal suo blog personale.

Occorre provvedere all’abolizione degli squilibri del sistema previdenziale introdotti dalla riforma delle pensioni cd. “Fornero”, stanziando 5 miliardi per agevolare l’uscita dal mercato del lavoro delle categorie ad oggi escluse.

L’unico significato possibile dell’espressione “categorie ad oggi escluse” è “lavoratori non appartenenti alla categoria dei prestatori di lavoro usurante, per i quali è già prevista la possibilità di pensionamento anticipato. La previsione, dunque, è proprio quella dell’abrogazione della riforma Fornero del dicembre 2011. Senonché questa abrogazione costerebbe molto, molto di più di cinque miliardi l’anno. La previsione deve intendersi dunque nel senso dello stanziamento di cinque miliardi per consentire ai sessantenni di andare in pensione prima. A spese delle generazioni successive, sulle quali pesa già il carico enorme del debito pubblico italiano, accumulatosi soprattutto a causa di una spesa pensionistica scriteriata.

ECCO QUANTO COSTA IL PROGRAMMA DI DI MAIO E SALVINI. I CONTI DI COTTARELLI

Daremo fin da subito la possibilità di uscire dal lavoro quando la somma dell’età e degli anni di contributi del lavoratore è almeno pari a 100, con l’obiettivo di consentire il raggiungimento dell’età pensionabile con 41 anni di anzianità contributiva, tenuto altresì conto dei lavoratori impegnati in mansioni usuranti.
Inoltre è necessario riordinare il sistema del welfare prevedendo la separazione tra previdenza e assistenza.

L’attuazione di questa previsione significherebbe che, per esempio, una persona che abbia incominciato a lavorare o a studiare all’Università a 18 anni, i cui eventuali periodi di sospensione dell’attività siano coperti da contribuzione previdenziale figurativa (come previsto da sempre per la Cassa integrazione, malattia, il trattamento di disoccupazione o di mobilità) o volontaria (come previsto per il periodo di studi universitari) potrebbe andare in pensione a 59 anni, anche avendo svolto un’attività sedentaria e non fisicamente faticosa. Ma questo, come già detto, oltre a deprimere ulteriormente il nostro tasso di occupazione nella fascia di età >60,  che è già patologicamente basso rispetto ai Paesi del centro e nord-Europa, costerebbe diverse decine di miliardi l’anno. Per non dire del costo indiretto costituito dall’aumento degli interessi sul nostro debito pubblico, conseguente al ritorno a un aumento incontrollato del debito pubblico, che potrebbe essere superiore rispetto al costo diretto della misura proposta.

COME SARA’ LA POLITICA ESTERA M5S-LEGA SECONDO IL PROF. DOTTORI

Prorogheremo la misura sperimentale “opzione donna” che permette alle lavoratrici con 57-58 anni e 35 anni di contributi di andare in quiescenza subito, optando in toto per il regime contributivo. Prorogheremo tale misura sperimentale, utilizzando le risorse disponibili.

Vale a questo proposito la stessa considerazione di carattere finanziario svolta in riferimento ai due capoversi precedenti.

ALITALIA, MPS, ILVA, LEONARDO-FINMECCANICA. TUTTI GLI OBIETTIVI DEL PROGRAMMA M5S-LEGA

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Condominio, quali poteri ha l’assemblea contro chi non paga?

da ilsalvagente.it

Se nel palazzo ci sono condomini morosi, l’amministratore ha l’obbligo di informare i condomini delle morosità e delle azioni intraprese?

Il punto 9 del comma 1 dell’articolo 1130 del codice civile stabilisce che l’amministratore è tenuto a “fornire al condomino che ne faccia richiesta attestazione relativa allo stato dei pagamenti degli oneri condominiali e delle eventuali liti in corso”. Deve, quindi, indicare le morosità nel bilancio, ma non informare i condomini dello stato dei pagamenti, a meno che non siano gli stessi condomini a richiederlo. Il comma 9 dell’art. 1129 lo obbliga poi ad avviare azioni giudiziarie per il recupero delle somme dovute dai morosi entro sei mesi dalla chiusura dell’esercizio nel quale il credito è compreso.

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Benzina, l’Italia è tra i Paesi più cari al mondo: colpa delle tasse

da ilgiornale.it

L’Italia rischia di diventare il paese al mondo col prezzo più alto di benzina e diesel.

E la colpa è delle tasse.Il petrolio è aumentato nuovamente, toccando quota 80 dollari al barile, e il prezzo dei carburanti è destinato a crescere. In Italia, già dalla fine di luglio 2015, le quotazioni di benzina e diesel hanno toccato i massimi, con la benzina a più di 1,606 euro al litro e il gasolio a 1,483 euro. In modalità servita il costo aumenta ulteriormente, arrivando rispettivamente a 1,744 e 1,619. In pratica, nel caso limite, un pieno di verde di un’auto di media cilindrata, cioè con un serbatoio che contiene circa 50 litri, costa 90 euro e un pieno di diesel 84 euro, secondo le stime riportate dal Corriere, sulla base dei dati raccolti dal Ministero dello Sviluppo Economico, lo scorso 14 maggio.

Il rincaro del prezzo dei carburanti, in Italia, è strettamente dovuto alle tasse governative, che incidono per il 64% sulla verde e per il 60% sul diesel. Negli Usa, invece, le imposte statali sui carburanti non vanno oltre il 20%, fermandosi al 18%, così da far costare la benzina in media 0,58 euro al litro e il gasolio 0,67.

A livello europeo, se non venissero considerate le tasse imposte sui carburanti, l’Italia sarebbe la quinta più cara per quanto riguarda la benzina e l’ottava, per quanto riguarda il diesel. Ma, considerando il costo della benzina al distributore, dove il prezzo comprende anche le tasse, l’Italia sale al terzo posto della classifica europea, superata solo da Olanda e Danimarca. Sul versante gasolio, invece, il nostro Paese raggiunge addirittura il secondo gradino del podio, seconda solo alla Svezia.

Per attenuare la situazione corrente, il programma di governo stilato da Lega e Movimento cinque stelle, prevede l’eliminazione delle “componenti anacronistiche delle accise”, come per esempio quella relativa alla guerra d’Etiopia del 1936. Tuttavia, la tassa sui carburanti è ormai un’unica voce, senza definizione specifica: l’imposta fissa corrisponde a 0,728 euro al litro sulla benzina e a 0,61740 sul gasolio. Ma per azzerarne circa un quarto, secondo le prime stime, servirebbero 6 miliardi di euro.

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Come pagare meno tasse: le detrazioni per la dichiarazione per i redditi

da today.it

 

Entro il 23 luglio sarà possibile accettare, modificare e inviare il modulo 730 per la dichiarazione dei redditi 2018. Per pagare meno tasse è bene di ricordarsi dell’elenco delle spese detraibili e deducibili.

Dichiarazione redditi: elenco spese deducibili e detraibili

Con la circolare n. 7/2018, l’Agenzia delle Entrate ha elencato quali spese danno diritto a deduzioni dal reddito, detrazioni d’imposta e crediti d’imposta. Queste le principali:

  • spese sanitarie;
  • interessi passivi per mutui;
  • spese di istruzione universitarie e non universitarie;
  • spese funebri;
  • spese per attività sportive praticate dai ragazzi;
  • spese per l’intermediazione immobiliare;
  • canoni di locazione sostenuti da studenti universitari fuori sede;
  • erogazioni liberali;
  • spese veterinarie;
  • premi di assicurazione;
  • assegno periodico corrisposto al coniuge;
  • spese per interventi di recupero del patrimonio edilizio;
  • detrazioni per canoni di locazione.

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Svelati i risparmi con la flat tax. Ecco i calcoli fascia per fascia

da ilgiornale.it

A chi converrà la flat tax così come l’hanno partorita M5S Lega nel nuovo contratto di governo? Per capirlo bisogna guarda con attenzione ad alcuni esempi concreti in base a componenti della famiglia e, ovviamente, reddito lordo annuo.

Secondo gli esperti, infatti, la flat tax a due velocità andrebbe a vantaggio in particolar modo dei redditi medio-alti.

Partiamo dalla proposta. Lega e M5S pensano a una flat tax al 15% per chi ha redditi sotto gli 80mila euro e al 20% per chi invece supera questa soglia. I calcoli realizzati in questi giorni da studiosi ed economisti portano a pensare che la riforma comincerà ad essere conveniente per chi guadagna sopra i 30mila euro (e i vantaggi crescono all’aumentare del reddito).

In sostanza per i redditi fino a 15mila l’ingresso della flat tax non dovrebbe produrre alcun effetto. L’associazione per l’Equità e la Legalità fiscale (Lef) ha fatto notare che anzi sarebbe un effetto negativo. Per questo dovrebbe esserci una “no tax area” per chi ha redditi più bassi, in modo da evitare che si ritrovino a pagare più imposte rispetto ad oggi. Ecco i conti, come li riporta il Corriere: se un individuo incassa 7.500 euro, oggi paga circa 58 euro di tasse. Domani, qualora entrasse la riforma (senza clausola di salvaguardia per redditi bassi) si ritroverebbe a versare un obolo 10 volte tanto, pari a 551 euro. Questo non accadrà, come detto. Ma comunque la nuova imposta fissa non dovrebbe produrre effetti per chi incassa così poco.

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Aborto, la legge 194 compie 40 anni

da adnkronos.it

Compie 40 anni la legge sull’aborto, frutto di un’aspra battaglia sociale, politica ed etica. A volere una norma che riconoscesse il diritto per le donne all’interruzione volontaria di gravidanza (IVG) furono soprattutto i radicali, appoggiati da altre forze politiche laiche e da realtà sociali. Nacque così la legge 22 maggio 1978, nota come 194, poi confermata da un referendum nel 1981. Sino ad allora l’aborto veniva effettuato in modo clandestino e il discrimine era il ceto sociale ed economico delle donne.

Le donne con maggiori possibilità economiche, infatti, si rivolgevano ai medici cosiddetti “cucchiai d’oro”, che facevano pagare esorbitanti parcelle cliniche per l’intervento, oppure si rivolgevano a cliniche oltre confine. Le meno abbienti si rivolgevano alle cosiddette “mammane” o, a volte ricorrevano da sole a pratiche pericolose (ferri da calza). Non si conosce il numero di donne morte per emorragie e complicanze successive. Ma quale e’ il ”percorso” che ha portato alla legge approvata il 22 maggio 1978?

Nel 1971 la corte costituzionale dichiara illegittimo l’art.553 del Codice penale che prevedeva come reato la propaganda degli anticoncezionali. Sempre nel 71, il 7 giugno, viene presentato il primo progetto di legge dai senatori socialisti Banfi, Caleffi, Fenoaltea. Ad ottobre viene presentato alla camera, sempre a firma socialista, un altro progetto. Le due proposte non vennero discusse.

Tre anni dopo, l’11 febbraio del 1974 – in coincidenza con i patti lateranensi- Loris Fortuna presenta un nuovo progetto su cui convergono l’appoggio del Partito radicale e del Mld (movimento liberazione della donna). Il 18 febbraio del 1975 la Corte Costituzionale, a seguito di un ricorso presentato dal giudice istruttore presso il Tribunale di Milano, dichiara parzialmente illegittimo l’art.546 del Codice penale. Veniva cioè riconosciuta la legittimità dell’aborto terapeutico.

Dietro queste spinte il 29 aprile del 1975 il Parlamento approva la legge 405 per l’istituzione dei consultori familiari, che hanno tra gli scopi la divulgazione dei mezzi contraccettivi. Tra febbraio e aprile 1975 vengono presentate sei proposte di legge sulla materia. Una e’ quella socialista già presentata.

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