Legge 104, in arrivo il bonus da 1.900 euro per chi assiste familiari con disabilità

da quifinanza.it

È attualmente all’esame del Senato il nuovo Testo Unico in materia di caregivers familiari, con nuovi benefici fiscali e detrazioni per i familiari che assistono un disabile, ai quali si aggiunge il bonus di 1.900 erogato dall’Inps.
Si tratta di un testo che non è ancora stato approvato in via definitiva e che nasce dalla fusione di ben tre disegni di legge presentati al fine di introdurre nuove misure a favore di chi assiste un proprio familiare disabile. Quali sono le novità?

BONUS DA 1900 EURO – Nel confermare le agevolazioni fiscali vigenti, il Testo Unico in materia di assistenza disabili ne introduce anche di nuove. Nel dettaglio:

  • bonus disabili di euro 1.900 annui, erogato o sotto forma di contributo economico o di detrazioni fiscali per chi assiste un familiare disabile avente età pari o superiore agli 80 anni;
  • contributi previdenziali figurativi per la pensione;
  • possibilità di richiesta di part-time e telelavoro da casa;
  • riconoscimento della qualifica di caregiver familiare;
  • tutela per le malattie ed assicurazione del caregiver;
  • permessi legge 104;
  • ferie solidali.

COS’È – Il bonus assistenza familiari rientra nel pacchetto di misure previste in favore di coloro che assistono un proprio familiare con disabilità, più tecnicamente noti come “caregivers”. Il bonus, di importo pari ad euro 1.900 è riservato a chi presta assistenza ad un proprio familiare disabile di età pari o superiore agli 80 anni.

COME VIENE EROGATO – Può essere erogato in due modalità differenti:

  • sotto forma di detrazione fiscale, per coloro che assistono un familiare disabile ottantenne entro il terzo grado di parentela, a condizione che sia senza reddito o abbia un reddito Isee inferiore ad euro 25mila all’anno. L’erogazione, in questo modo, comporta una riduzione dell’Irpef pari al 19% delle spese sostenute per l’assistenza, fino ad un massimo di 10mila euro annui. Per l’ottenimento del bonus, il caregiver è tenuto a presentare ed a conservare lo stato di famiglia contenente il nominativi dell’assistito, nonché l’Isee;
  • sotto forma di contributo monetario erogato dall’Inps, avente durata di 1 anno.

A CHI SPETTA – Il bonus viene riconosciuto:

  • ai caregivers che prestano cura ed assistenza ad un parente entro il terzo grado di parentela, di età pari o superiore a 80 anni;
  • ai caregivers in possesso dello stato di famiglia e dell’Isee 2018;
  • ai caregivers senza reddito o con reddito Isee inferiore a euro 25mila annui, per fruire del bonus in forma di detrazione fiscale;
  • ai caregivers privi di reddito o totalmente o parzialmente incapienti, per fruire del bonus come contributo in soldi erogato dall’Istituto di previdenza sociale.

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Flat tax, chi pagherà meno tasse

da orizzontescuola.it

In cosa consiste la nuova Flat tax?

La riforma fiscale giallo-verde messa a punto in queste settimane p unta su due aliquote secche: una del 15% per i redditi familiari fino a 80mila euro e una del 20% per i redditi superiori.

Quante tasse pagheremo?

La riforma dell’Irpef sembra aver raggiunto una sua prima forma da presentare ai cittadini. Innanzitutto, ad essere modificato è il concetto di “soggetto da tassare”. Infatti, con il nuovo sistema le aliquote saranno applicate a tutto il nucleo familiare, infatti bisognerà distinguere tre tipologie: i single, le famiglie monoreddito e le famiglie con due redditi, come riporta il Sole24Ore

Single

Per i single che guadagneranno tra i 20mila e i 30  mila euro annui, l’Irpef attuale prevede una tassazione di 3.461 euro nel primo caso e di 6.814 nel secondo.

Con la riforma i redditi di 20mila euro pagherebbero 2.550 euro con un risparmio del 4,6%, mentre per i redditi di 30mila euro la tassazione passerebbe a 4.050 con un risparmio del 9,2% sull’Irpef

Alzando i redditi, aumentano i risparmi:

40mila, risparmio 12,4%

50mila, risparmio 15,3%

60mila, risparmio 17,1%

80 mila, risparmio 19,5%

100mila, risparmio 16,2%

200mila, risparmio 19,6%

300 mila, risparmio 20,7%

Famiglie monoreddito

Per le famiglie monoreddito il risparmio sarebbe dell’1,9% per la fascia 20mila euro, mentre salirebbe a 7,7% sull’irpef  per i redditi fascia 30mila

Anche in questo caso il risparmio sale aumentando il reddito

50mila, risparmio 15,1%

60mila, risparmio 16%

80mila, risparmio 19,3%

100mila, risparmio 16,2%

200mila, risparmio 19,6%

300mila, risparmio 20,7%

Famiglie con due redditi

Ricordiamo che in questo caso le tasse saranno applicate alla somma dei redditi familiari. Pertanto la casistica che prenderemo sarà più ampia.

20mila, risparmio 0%

30mila, risparmio 0%

40mila, risparmio 1,6%

50mila, risparmio 4,6%

60 mila, risparmio 6,6%

80mila, risparmio 11,8%

100mila, risparmio 9,8%

200mila, risparmio 16,2%

300mila, risparmio 18,4%

Copertura finanziaria

Tra le ipotesi di copertura finanziaria c’è quella dei tagli alle spese avviando una spending review che permetta di individuare “voci inutili”. Ma non è da escludere anche l’aumento dell’Iva al 24% previsto nelle clausole di salvaguardia.

Calcolo pensione netta: come sottrarre le tasse dall’importo lordo

da money.it

Sapere come si calcola l’importo netto della pensione – sottraendo le tasse alle quali questa è soggetta dall’importo lordo – è molto importante.

Una volta raggiunti i requisiti per la pensione, infatti, a seconda del sistema di calcolo al quale è soggetto il lavoratore, l’INPS procede con il calcolo dell’assegno previdenziale che questo andrà a percepire.

A seconda del regime di calcolo in cui questo rientra (retributivo, misto o contributivo) l’importo della pensione sarà più o meno alto, ma c’è un’importante precisazione da fare: in ogni caso l’importo della pensione è calcolato al lordo e per avere un’idea più precisa di quanto si andrà a percepire bisogna capire quali tasse che ogni mese vengono trattenute.

Aliquote Irpef

Per capire come si calcola la pensione netta da quella lorda, quindi, bisogna partire con l’analizzare le aliquote Irpef.

Queste variano a seconda dello scaglione di reddito al quale fanno riferimento; più questo sarà alto e maggiore sarà l’aliquota Irpef da applicare, ed è per questo che chi percepisce una pensione elevata paga più tasse rispetto a chi ha un assegno più contenuto.

Nel dettaglio, le aliquote Irpef sono le seguenti:

  • reddito inferiore a 15 mila euro: 23%;
  • reddito compreso tra 15mila e 28mila euro: 27%;
  • reddito compreso tra 28mila e 55mila euro: 38%;
  • reddito compreso tra 55mila e 75mila euro: 41%;
  • reddito superiore ai 75mila: 43%.

Ciò non significa però che sul reddito superiore ai 75mila si applica interamente l’aliquota del 43%. Prendiamo ad esempio un assegno di 80mila euro annui. Questo sarà così tassato:

  • i primi 15mila euro al 23%, quindi la tassazione è di 3.450€;
  • i successivi 13mila euro al 27%, per una tassazione di 3.510€;
  • i 27mila euro (fascia di reddito che va dai 28mila ai 55mila euro) al 38%, per una tassazione di 10.260€;
  • altri 20mila euro al 41%, per una tassazione di 8.200€;
  • infine, gli ultimi 5mila euro che eccedono la soglia dei 75mila sono tassati al 43%, per un totale di 2.150€.

Complessivamente, quindi, la tassazione da pagare sugli 80mila euro di reddito annuo è pari a 27.570€. Queste però non sono le sole tasse da pagare sull’importo della pensione poiché ci sono da calcolare anche le addizionali regionali e comunali che, come tali, variano a seconda della zona in cui si risiede.

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Giornata mondiale contro il lavoro minorile

da gazzettadisondrio.it

Il Coordinamento Nazionale dei Docenti della disciplina dei Diritti Umani vuole porre l’attenzione sulla tematica dei diritti dei minori portando al centro del dibattito internazionale la scuola come forma di divulgazione del sapere: sapere, saper essere e saper fare.
La giornata mondiale è stata istituita nel 2002 dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro, (ILO) acronimo di International Labour Organization, per sensibilizzare maggiormente l’attenzione globale sullo sfruttamento del lavoro minorile e per intraprendere e monitorare le azioni da mettere in campo per sconfiggere questo fenomeno di particolare gravità che affligge varie parti del mondo.
Secondo i dati elaborati dall’ILO, agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di promuovere i diritti umani internazionalmente riconosciuti, in particolare quelli relativi al lavoro, il numero di lavoratori minori a livello mondiale si aggira intorno ai 218 milioni. Bambini e bambine, ragazzi e ragazze dai 5 ai 17 sono impiegati in lavori sottopagati e anche spesso pericolosi per la salute che nel tempo li logorano nel fisico e li distruggono nella mente.
Questo fatto è concentrato nei paesi più poveri del mondo come l’Africa, Asia e il Sud America dove questo fenomeno, causa e conseguenza della povertà dei territori,  compromette lo sviluppo di lungo periodo di questi Paesi.
Come persone all’interno delle istituzioni scolastiche ci sentiamo chiamati quindi a divulgare un messaggio di sensibilizzazione affinché tutti i ragazzi in età scolastica possano accedere all’educazione come forma di conoscenza, di emancipazione e di riscatto sociale.
Pertanto invitiamo i molteplici soggetti che a vario titolo partecipano a contrastare questo fenomeno ad investire nella costruzione di scuole sicure.
Nello stesso tempo vogliamo sottolineare l’impegno di alcune organizzazioni molto vicine alla tematica come ad esempio il progetto Understanding Children’s Work (UCW)portato avanti dall’UNICEF, ILO-IPEC  e la Banca Mondiale, quest’ultimo nato con l’obiettivo di registrare e monitorare la realtà del lavoro minorile con lo scopo di restituire ai bambini il diritto all’infanzia.
Il coordinamento coglie l’occasione per rilanciare l’attenzione e l’impegno a favore dei diritti dei minori, troppo spesso vittime di sfruttamento non solo all’estero, ma anche nel nostro paese.
Sollecita le politiche nazionali a garantire per tutti il diritto ad un’istruzione di qualità, gratuita e obbligatoria fino all’età minima per il lavoro indicata nella Convenzione 138 dell’ILO e ad assicurare che quest’ultima sia rispettata dagli Stati che ancora non hanno aderito.
Ci sentiamo di sostenere con forza il pensiero di papa Francesco: “È una vera schiavitù questa! (…) Tutti i bambini devono poter giocare, studiare, pregare e crescere, nelle proprie famiglie, e questo in un contesto armonico, di amore e di serenità. È un loro diritto e un nostro dovere. Tanta gente invece di farli giocare li fa schiavi: è una piaga questa. Una fanciullezza serena permette ai bambini di guardare con fiducia verso la vita e il domani. Guai a chi soffoca in loro lo slancio gioioso della speranza!”

Usucapione nel condominio

da studiocataldi.it

Nel condominio la coabitazione di più comproprietari si concreta nella condivisione dell’uso delle parti comuni. Accade però che uno dei partecipanti al condominio utilizzi in via esclusiva un bene condominiale (o una parte del bene condominiale) generando una situazione idonea all’acquisizione della proprietà esclusiva per usucapione.

Innumerevoli gli interventi che approdano alla Suprema Corte sull’argomento e molto variegata la casistica: ripostiglio del sottoscala, area riservata a parcheggio, aperture lucifere, assegnazione nominativa dei posti auto, ecc.

Senza dubbio il Condominio è argomento giuridico molto spinoso e discorrere di usucapione nel Condominio lo è altrettanto.

“Rapporto con il bene” e “continuità del possesso” nell’ambito del Condominio, ove esistono più proprietari che hanno il paritetico diritto di utilizzare le parti comuni, si sostanziano in una condizione di possesso già esistente, che va, pertanto, considerata in rapporto a potenziali situazioni di usucapione.

Il possesso idoneo alla maturazione dell’usucapione (ovverosia il cosiddetto possesso uti dominus) nel condominio deve essere esercitato con particolari e stringenti caratteristiche rispetto alla situazione in cui il possessore è estraneo rispetto al bene.

Vi è da considerare, inoltre, che la comproprietà non si estingue per il non uso con la conseguenza che il condomino che non usufruisce della parte comune ne rimane comunque proprietario.

Sul punto la Suprema Corte è ferma nell’assunto che per provare il possesso continuo, pacifico e indisturbato non rileva che gli altri condomini comproprietari si astengano dall’uso della cosa comune, ma è necessario che si verifichi una utilizzazione esclusiva fornendo la dimostrazione che il singolo comproprietario che invoca l’usucapione ne abbia goduto in modo inconciliabile con la possibilità di utilizzo che spetta agli altri condomini comproprietari.

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Che fare se il condominio ti impedisce i lavori

da laleggepertutti.it

Hai intenzione di fare dei lavori all’interno del tuo appartamento. Magari vuoi chiudere una parte del balcone con delle lastre di vetro e realizzare un lavatoio o una piccola veranda. Per avere un doppio accesso al tuo appartamento hai deciso di bucare una parete del pianerottolo e metterci una seconda porta di ingresso. Oppure vuoi installare un montapersone che consenta, a tua madre ormai invalida, di salire i cinque gradini che dal portone portano all’ascensore. Hai fatto presente le tue necessità durante l’ultima riunione di condominio ma ci sono alcuni proprietari che si oppongono. Hai anche provato a presentare i progetti in Comune per chiedere l’autorizzazione ma lì ti hanno detto che senza il verbale con il consenso dell’assemblea  non possono darti il nulla osta. Che fare se il condominio ti impedisce i lavori? Se ti senti ormai chiuso in un circolo vizioso e non sai come uscirne, ci sono buone notizie per te: la soluzione è molto più semplice di quello che credi. Se hai la pazienza di leggere le righe che seguono cercheremo di spiegarti come difenderti dal veto dei condomini del tuo palazzo e come procedere ugualmente a eseguire le opere sia all’interno della tua casa, sia sulle parti comuni dell’edificio.

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Schiamazzi e rumori nel condominio: è disturbo alla quiete pubblica?

da lastampa.it

Ai fini della configurabilità della reato di “disturbo delle occupazioni o del riposo delle persone” non sono necessarie né la vastità dell’area interessata dalle immissioni sonore, né il disturbo di un numero rilevante di persone. È infatti sufficiente che il fastidio venga arrecato a un gruppo di persone, anche se raccolte in un ambito ristretto, come un condominio, e non al singolo individuo.

Un circolo ricreativo disturba i condomini. Il Tribunale di Bergamo condanna il legale rappresentante di un’associazione al pagamento di un ammenda per aver, mediante schiamazzi e rumori superiori alla soglia consentita dalla legge, disturbato le occupazioni e il riposo delle persone che abitano il condominio in cui è sito il locale.
Il Tribunale accerta la produzione delle immissioni sonore provenienti dal circolo gestito dall’imputato, il quale, avverso tale sentenza, ricorre per cassazione.
Il ricorso è affidato a due motivi: con il primo motivo l’imputato deduce che non è stato accertato che le immissioni disturbino un numero indeterminato di persone, come richiesto ai fini della configurabilità del reato, di conseguenza, non ci sarebbe neanche un pericolo concreto per la quiete pubblica. Con il secondo motivo egli deduce la manifesta illogicità e contraddittorietà della motivazione, non essendo stato affermato, dai testi escussi, che la musica proveniente dal locale fosse assordante e fastidiosa anche al di fuori del condominio in cui si trovava il locale stesso.
La Corte di Cassazione osserva che i rumori e la musica proveniente dall’associazione gestita dall’imputato sono sicuramente idonei a disturbare l’occupazione e il riposo non solo della famiglia del denunciante, residente in un appartamento ubicato sopra il locale, ma di tutti gli abitanti presenti nelle vicinanze, tanto che una residente era stata costretta a trasferirsi.

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Permessi legge 104 se non tutti i mesi li chiedo, l’INPS li può togliere?

da investireoggi.com

Permessi legge 104, il quesito di un nostro lettore (investireoggi.com):

Buongiorno sig.ra Angelina voleva chiederle una cosa io ho mia moglie invalida con un tumore al seno e varie patologie,usufruiscono della legge 104 ma non tutti i mesi chiedo i permessi, non usufruendone c’è rischio che l’INPS me la possa togliere. Grazie mille attendo una sua risposta.

Permessi legge 104, chi ne ha diritto

Le condizioni essenziali per poter richiedere i permessi Legge 104/92 per assistere il familiare sono:

  • certificazione di handicap in situazione di gravità (art. 3 comma 3 Legge 104/1992);
  • non sia ricoverato a tempo pieno, intendendosi con ciò, il ricovero per le intere ventiquattro ore presso strutture ospedaliere o simili, sia pubbliche che private, che assicurano assistenza sanitaria continuativa.

Permessi legge 104, i 3 giorni anche frazionati

Il lavoratore con disabilità (in situazione di gravità, ai sensi dell’art.3, comma 3 della legge 104)  o il lavoratore che accudisce un familiare con handicap grave, con rapporto di lavoro pubblico o privato, anche a tempo determinato, può usufruire alternativamente dei permessi di tre giorni mensili, anche frazionati, (a prescindere dall’orario della giornata) o di permessi orari giornalieri (per ciascun giorno lavorativo del mese) nella seguente misura:

  • due ore al giorno per un orario giornaliero pari o superiore alle sei ore;
  • un’ora al giorno per un orario giornaliero inferiore alle sei ore.

E’ importante chiarire che i permessi accordati alle persone con handicap in situazione di gravità sono istituiti dalla legge, con previsione generale per il settore pubblico e per quello privato.

Permessi legge 104, se non ne usufruiscono l’Inps me li toglie?

Anche se il lavoratore non ne fruisce tutti i mesi, l’Inps non può toglierli. I permessi legge 104 art. 3 comma 3, si perdono solo nel caso che vengono a mancare i requisiti. Ad esempio ad una revisione del verbale legge 104, non viene riconosciuta più la gravità, oppure se il familiare viene ricoverato in struttura h24.

 

Imu E Tasi 2018: Novità Scadenze E Pagamenti, Sono Previsti Aumenti?

da notizieora.it

Imu e Tasi 2018, la prossimala scadenza fissata per il 16 giugno slitta al 18 giugno. L’ultimo giorno per i contribuenti di versare le imposte che ruotano intorno alla casa. Una breve panoramica di cosa rappresentano realmente queste imposte e le rispettive scadenze da calendario.

Cosa rappresenta l’Imu 2018 per il contribuente: chi la paga?

L’Imu non è altro che una tassa municipale il cui pagamento spetta in relazione all’immobile di proprietà del contribuente. Si tratta, di un’imposta che si applica su diversi immobili, quali:

  • seconda casa;
  • immobili commerciali;
  • terreni e negozi.

Quali proprietà sono escluse dal pagamento Imu? Le abitazioni principali e le corrispettive pertinenze.  Il pagamento della prima casa avviene in ragione dell’accatastamento rientrante in A/1, A/8 e A/9, si tratta di categorie a cui va applicata un’aliquota ridotta, con una detrazione di circa duecento euro.

Cosa rappresenta la Tasi per il contribuente: perché è tenuta a pagarla?

La Tasi è un’imposta rivolta all’intera comunità il cui pagamento serve a sostenere i costi relativi ai servizi comunali, come possono essere i costi per l’illuminazione delle strade comunali, la cura nonché prosperità del verde, la pulizia delle strade cittadine ecc. Considerato che si tratta d’imposta rivolta alla comunità, viene pagata da tutti i cittadini.

Quali categoria di immobili locati devo pagare l’imposta Imu e Tasi?

Sono imposte che investono tutti gli immobili indipendentemente se locati oppure no. Tuttavia la legge, prevede delle riduzioni o semplificazioni relative all’importo dell’imposta. Infatti, qualora l’immobile viene concesso in comodato d’uso a soggetti che rientrino nella sfera familiare come i parenti di primo grado, entrambe le imposte subiscono uno sconto pari al 50% sull’imponibile da versare.

Nel caso in cui, l’immobile viene concesso in affitto con canone concordato le imposte subiscono uno  sconto  pari al 25% .

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Pensioni e legge Fornero, che cosa cambierà con il nuovo governo

da startmag.it

ome cambierà davvero la legge Fornero sulle pensioni come previsto dal “Contratto per il governo del cambiamento” firmato da Movimento 5 Stelle e Lega? E quali impatti finanziari sono prevedibili? Sono alcune delle domande che si stanno ponendo in queste ore addetti ai lavori, tecnici della materia, esperti del settore e pensionandi oltre che pensionati toccati alla legge Fornero.

Per approfondire la questione, Start Magazine propone le analisi di Pietro Ichino, giuslavorista, Giuliano Cazzola, uno dei massimi esperti in Italia di previdenza e welfare, e Tito Boeri, presidente dell’Inps.

ECCO IL PROGRAMMA COMPLETO E DEFINITIVO

CHE COSA HA DETTO OGGI BOERI

Oggi è stato il presidente dell’Inps, Tito Boeri, a commentare il programma M5S-Lega in materia previdenziale. Per andare in pensione con quota 100 tra età e contributi o 41 anni di contributi a qualsiasi età così come previsto dal contratto di governo tra Lega e M5s si avrebbe “un costo immediato di 15 miliardi all’anno” per salire poi a regime a 20 miliardi, ha detto l’economista Boeri, nominato al vertice dell’Inps dal governo Renzi. Il debito implicito sarebbe di 120 miliardi di euro, ha aggiunto Boeri. Nel contratto si parla invece di 5 miliardi di costi, una cifra ipotizzabile, dice Boeri, solo se si reintroducessero le finestre ed altri strumenti.

ECCO L’ANALISI DI PIETRO ICHINO

Di seguito i brani del “Contratto” siglato da Luigi Di Maio del Movimento 5 Stelle e Matteo Salvini della Lega che riguardano le pensioni e la legge Fornero (in grassetto) e il commento di Ichino, tratto dal suo blog personale.

Occorre provvedere all’abolizione degli squilibri del sistema previdenziale introdotti dalla riforma delle pensioni cd. “Fornero”, stanziando 5 miliardi per agevolare l’uscita dal mercato del lavoro delle categorie ad oggi escluse.

L’unico significato possibile dell’espressione “categorie ad oggi escluse” è “lavoratori non appartenenti alla categoria dei prestatori di lavoro usurante, per i quali è già prevista la possibilità di pensionamento anticipato. La previsione, dunque, è proprio quella dell’abrogazione della riforma Fornero del dicembre 2011. Senonché questa abrogazione costerebbe molto, molto di più di cinque miliardi l’anno. La previsione deve intendersi dunque nel senso dello stanziamento di cinque miliardi per consentire ai sessantenni di andare in pensione prima. A spese delle generazioni successive, sulle quali pesa già il carico enorme del debito pubblico italiano, accumulatosi soprattutto a causa di una spesa pensionistica scriteriata.

ECCO QUANTO COSTA IL PROGRAMMA DI DI MAIO E SALVINI. I CONTI DI COTTARELLI

Daremo fin da subito la possibilità di uscire dal lavoro quando la somma dell’età e degli anni di contributi del lavoratore è almeno pari a 100, con l’obiettivo di consentire il raggiungimento dell’età pensionabile con 41 anni di anzianità contributiva, tenuto altresì conto dei lavoratori impegnati in mansioni usuranti.
Inoltre è necessario riordinare il sistema del welfare prevedendo la separazione tra previdenza e assistenza.

L’attuazione di questa previsione significherebbe che, per esempio, una persona che abbia incominciato a lavorare o a studiare all’Università a 18 anni, i cui eventuali periodi di sospensione dell’attività siano coperti da contribuzione previdenziale figurativa (come previsto da sempre per la Cassa integrazione, malattia, il trattamento di disoccupazione o di mobilità) o volontaria (come previsto per il periodo di studi universitari) potrebbe andare in pensione a 59 anni, anche avendo svolto un’attività sedentaria e non fisicamente faticosa. Ma questo, come già detto, oltre a deprimere ulteriormente il nostro tasso di occupazione nella fascia di età >60,  che è già patologicamente basso rispetto ai Paesi del centro e nord-Europa, costerebbe diverse decine di miliardi l’anno. Per non dire del costo indiretto costituito dall’aumento degli interessi sul nostro debito pubblico, conseguente al ritorno a un aumento incontrollato del debito pubblico, che potrebbe essere superiore rispetto al costo diretto della misura proposta.

COME SARA’ LA POLITICA ESTERA M5S-LEGA SECONDO IL PROF. DOTTORI

Prorogheremo la misura sperimentale “opzione donna” che permette alle lavoratrici con 57-58 anni e 35 anni di contributi di andare in quiescenza subito, optando in toto per il regime contributivo. Prorogheremo tale misura sperimentale, utilizzando le risorse disponibili.

Vale a questo proposito la stessa considerazione di carattere finanziario svolta in riferimento ai due capoversi precedenti.

ALITALIA, MPS, ILVA, LEONARDO-FINMECCANICA. TUTTI GLI OBIETTIVI DEL PROGRAMMA M5S-LEGA

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