Esonero tasse scolastiche: determinata la soglia ISEE

da notiziedellascuola.it

Il d.lgs. n. 63/2017 (art. 4, co. 1) dispone che gli studenti del quarto e del quinto anno dell’istruzione secondaria di II grado sono esonerati dal pagamento delle tasse scolastiche in considerazione di fasce ISEE determinate con decreto Miur, adottato previa intesa in sede di Conferenza Unificata.

Con nota 27 aprile 2018, prot. n. 13130 il Miur trasmette lo schema di decreto che individua la fascia ISEE per l’esonero dal pagamento delle tasse scolastiche.

Il valore dell’Indicatore della situazione economia equivalente (ISEE), al di sotto del quale è previsto l’esonero totale dal pagamento delle tasse scolastiche per le studentesse e degli studenti del quarto e del quinto anno dell’istruzione secondaria di secondo grado, è pari a 15.748,79.

La disposizione si applica a decorrere dall’a.s. 2018/19 per gli studenti iscritti alle classi quarte della scuola secondaria di II grado, e dall’a.s. 2019/20 per gli iscritti alle classi quinte.

Il beneficio dell’esonero è riconosciuto ad istanza di parte, nella quale è indicato il valore ISEE riferito all’anno solare precedente a quello nel corso del quale è richiesto l’esonero.

 

Vietati i contanti per gli stipendi dopo il 1 luglio 2018

da jobfanpage.it

I datori di lavoro sono obbligati a pagare le retribuzioni esclusivamente con strumenti tracciabili (bonifico, assegno, carte prepagate, ecc.). Le sanzioni in caso di pagamento degli stipendi in contanti dopo il 1 luglio 2018 vanno da 1.000 a 5.000 euro, con possibilità di riduzione di 1/3 della sanzione massima (1.667 euro). A chiarirlo è l’Ispettorato del Lavoro, che ha precisato anche che la violazione non sanabile né diffidabile e che avverso il verbale dell’ispettore del lavoro è possibile presentare ricorso o scritti difensivi. Vediamo nel dettaglio.
BUSTA PAGAJOB NEWS 31 MAGGIO 2018 12:43 di Antonio Barbato

La Legge di Bilancio 2018 ha introdotto il divieto di pagamento degli stipendi in contanti dal 1 luglio 2018. Tutti i datori di lavoro italiani devono pagare le retribuzioni derivanti da contratti di lavoro subordinato o di collaborazione coordinata e continuativa esclusivamente con strumenti tracciabili. Le sanzioni per pagamento degli stipendi in contanti dopo il 1 luglio 2018 vanno da 1.000 a 5.000 euro, ma che possono ridursi ad un terzo (1.667 euro), anche se la violazione non è comunque sanabile e quindi neanche diffidabile dagli Ispettori del lavoro.

Ciò significa che una volta commessa anche una sola violazione di un pagamento, anche di un acconto, dello stipendio di un lavoratore in contanti, in caso di accesso ispettivo scatta l’automatica sanzione per il datore di lavoro.

L’Ispettorato del Lavoro, con la nota protocollo n. 4538 del 22 maggio 2018 si è pronunciato con un parere riguardo le procedure di contestazione della violazione di cui all’art. 1, comma 910-913, della Legge 27 dicembre 2017 n. 2015. Si tratta della Legge di Bilancio 2018 e della normativa sul pagamento degli stipendi dal 1 luglio 2018.

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Regolamento europeo privacy e condominio: cosa c’è da sapere

da idealista.it

Il 25 maggio è entrato in vigore il Gdpr, il nuovo regolamento europeo in materia di trattamento dei dati personali. Ma quali saranno gli effetti della nuova normativa sui condomini e su chi ci abita. A spiegarlo sono i nostri collaboratori di condominioweb.

Dal 25 maggio chiunque effettua operazioni “con o senza l’ausilio di processi automatizzati” su dati personali, è soggetto alla norma e alla sua applicazione.

L’amministratore di condominio utilizza necessariamente i dati dei condomini e di chiunque detiene un diritto reale o di godimento di un immobile presente all’interno del condominio, e svolge ogni giorno operazioni sui dati personali per gestire il bene comune.

Pertanto dovrà preoccuparsi di rispettare il regolamento in ogni sua parte tenuto conto della responsabilità e risarcimento del danno (art. 82 Reg. UE 2016/679) e delle sanzioni (artt. 83-84 Reg. UE 2016/679).

Ma le incombenze del GDPR (General Data Protection Regolation) sono a carico del condominio o dell’amministratore?

Per rispondere a questa domanda ricordiamo quanto stabilito dal Garante con provvedimento del 18 maggio del 2006 doc. Web n. 1297626.

Il Condominio è riconosciuto come “Titolare del trattamento dei dati” cioè colui che assume “le decisioni in ordine alle finalità, alle modalità del trattamento di dati personali e agli strumenti utilizzati, ivi compreso il profilo della sicurezza” (art. 4 c. 2 lett. f D.Lgs 196/2003).L’amministratore può essere nominato in veste di responsabile del trattamento ai sensi degli artt. 4, comma 1, lett. g), e 29 D.Lgs 196/2003 vale a dire colui che per conto del titolare svolge i compiti assegnati utilizzando i dati personali raccolti dal titolare secondo determinate finalità.

Quindi già dal 2006 il Garante chiariva i compiti, i ruoli e le incombenze per il trattamento dei dati nel mondo condominiale.

In questi anni c’è stata poca preoccupazione e attenzione da parte degli amministratori di condominio anche se sono diversi i provvedimenti del Garante che hanno coinvolto la categoria.

Con il GDPR, l’approccio al trattamento dei dati cambia e non può più essere trascurato questo aspetto. Il Titolare del trattamento dei dati rimane il Condominio che per sua natura, non essendo dotato e organizzato con struttura propria, demanda all’amministratore, quale professionista esterno, quasi tutti i trattamenti.

A differenza del D. Lgs 196/2003, che come da comunicazione del Consiglio dei Ministri n. 75 del 21 marzo 2018 verrà abrogato a far data dal 25 maggio 2018 e ” la nuova disciplina in materia sarà rappresentata principalmente dalle disposizioni del ..….

Regolamento immediatamente applicabili e da quelle recate dallo schema di decreto volte ad armonizzare l’ordinamento interno al nuovo quadro normativo dell’Unione Europea in tema di tutela dellaprivacy”, il Regolamento UE 2016/679 amplia le responsabilità e i doveri del titolare e del responsabile del trattamento. In particolare il titolare, condominio, (art. 24 Reg.

UE 2016/679), attraverso l’assemblea e/o il suo legale rappresentante, dovrà, a seconda del contesto e delle finalità dei trattamenti, valutare i rischi per i diritti e le libertà delle persone fisiche mettendo in atto misure tecniche e organizzative adeguate per garantire e dimostrare il rispetto del Regolamento.

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Schiamazzi e rumori nel condominio: è disturbo alla quiete pubblica?

da lastampa.it

Ai fini della configurabilità della reato di “disturbo delle occupazioni o del riposo delle persone” non sono necessarie né la vastità dell’area interessata dalle immissioni sonore, né il disturbo di un numero rilevante di persone. È infatti sufficiente che il fastidio venga arrecato a un gruppo di persone, anche se raccolte in un ambito ristretto, come un condominio, e non al singolo individuo.

Un circolo ricreativo disturba i condomini. Il Tribunale di Bergamo condanna il legale rappresentante di un’associazione al pagamento di un ammenda per aver, mediante schiamazzi e rumori superiori alla soglia consentita dalla legge, disturbato le occupazioni e il riposo delle persone che abitano il condominio in cui è sito il locale.
Il Tribunale accerta la produzione delle immissioni sonore provenienti dal circolo gestito dall’imputato, il quale, avverso tale sentenza, ricorre per cassazione.
Il ricorso è affidato a due motivi: con il primo motivo l’imputato deduce che non è stato accertato che le immissioni disturbino un numero indeterminato di persone, come richiesto ai fini della configurabilità del reato, di conseguenza, non ci sarebbe neanche un pericolo concreto per la quiete pubblica. Con il secondo motivo egli deduce la manifesta illogicità e contraddittorietà della motivazione, non essendo stato affermato, dai testi escussi, che la musica proveniente dal locale fosse assordante e fastidiosa anche al di fuori del condominio in cui si trovava il locale stesso.
La Corte di Cassazione osserva che i rumori e la musica proveniente dall’associazione gestita dall’imputato sono sicuramente idonei a disturbare l’occupazione e il riposo non solo della famiglia del denunciante, residente in un appartamento ubicato sopra il locale, ma di tutti gli abitanti presenti nelle vicinanze, tanto che una residente era stata costretta a trasferirsi.

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Permessi legge 104 se non tutti i mesi li chiedo, l’INPS li può togliere?

da investireoggi.com

Permessi legge 104, il quesito di un nostro lettore (investireoggi.com):

Buongiorno sig.ra Angelina voleva chiederle una cosa io ho mia moglie invalida con un tumore al seno e varie patologie,usufruiscono della legge 104 ma non tutti i mesi chiedo i permessi, non usufruendone c’è rischio che l’INPS me la possa togliere. Grazie mille attendo una sua risposta.

Permessi legge 104, chi ne ha diritto

Le condizioni essenziali per poter richiedere i permessi Legge 104/92 per assistere il familiare sono:

  • certificazione di handicap in situazione di gravità (art. 3 comma 3 Legge 104/1992);
  • non sia ricoverato a tempo pieno, intendendosi con ciò, il ricovero per le intere ventiquattro ore presso strutture ospedaliere o simili, sia pubbliche che private, che assicurano assistenza sanitaria continuativa.

Permessi legge 104, i 3 giorni anche frazionati

Il lavoratore con disabilità (in situazione di gravità, ai sensi dell’art.3, comma 3 della legge 104)  o il lavoratore che accudisce un familiare con handicap grave, con rapporto di lavoro pubblico o privato, anche a tempo determinato, può usufruire alternativamente dei permessi di tre giorni mensili, anche frazionati, (a prescindere dall’orario della giornata) o di permessi orari giornalieri (per ciascun giorno lavorativo del mese) nella seguente misura:

  • due ore al giorno per un orario giornaliero pari o superiore alle sei ore;
  • un’ora al giorno per un orario giornaliero inferiore alle sei ore.

E’ importante chiarire che i permessi accordati alle persone con handicap in situazione di gravità sono istituiti dalla legge, con previsione generale per il settore pubblico e per quello privato.

Permessi legge 104, se non ne usufruiscono l’Inps me li toglie?

Anche se il lavoratore non ne fruisce tutti i mesi, l’Inps non può toglierli. I permessi legge 104 art. 3 comma 3, si perdono solo nel caso che vengono a mancare i requisiti. Ad esempio ad una revisione del verbale legge 104, non viene riconosciuta più la gravità, oppure se il familiare viene ricoverato in struttura h24.

 

Imu E Tasi 2018: Novità Scadenze E Pagamenti, Sono Previsti Aumenti?

da notizieora.it

Imu e Tasi 2018, la prossimala scadenza fissata per il 16 giugno slitta al 18 giugno. L’ultimo giorno per i contribuenti di versare le imposte che ruotano intorno alla casa. Una breve panoramica di cosa rappresentano realmente queste imposte e le rispettive scadenze da calendario.

Cosa rappresenta l’Imu 2018 per il contribuente: chi la paga?

L’Imu non è altro che una tassa municipale il cui pagamento spetta in relazione all’immobile di proprietà del contribuente. Si tratta, di un’imposta che si applica su diversi immobili, quali:

  • seconda casa;
  • immobili commerciali;
  • terreni e negozi.

Quali proprietà sono escluse dal pagamento Imu? Le abitazioni principali e le corrispettive pertinenze.  Il pagamento della prima casa avviene in ragione dell’accatastamento rientrante in A/1, A/8 e A/9, si tratta di categorie a cui va applicata un’aliquota ridotta, con una detrazione di circa duecento euro.

Cosa rappresenta la Tasi per il contribuente: perché è tenuta a pagarla?

La Tasi è un’imposta rivolta all’intera comunità il cui pagamento serve a sostenere i costi relativi ai servizi comunali, come possono essere i costi per l’illuminazione delle strade comunali, la cura nonché prosperità del verde, la pulizia delle strade cittadine ecc. Considerato che si tratta d’imposta rivolta alla comunità, viene pagata da tutti i cittadini.

Quali categoria di immobili locati devo pagare l’imposta Imu e Tasi?

Sono imposte che investono tutti gli immobili indipendentemente se locati oppure no. Tuttavia la legge, prevede delle riduzioni o semplificazioni relative all’importo dell’imposta. Infatti, qualora l’immobile viene concesso in comodato d’uso a soggetti che rientrino nella sfera familiare come i parenti di primo grado, entrambe le imposte subiscono uno sconto pari al 50% sull’imponibile da versare.

Nel caso in cui, l’immobile viene concesso in affitto con canone concordato le imposte subiscono uno  sconto  pari al 25% .

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Condominio, quali poteri ha l’assemblea contro chi non paga?

da ilsalvagente.it

Se nel palazzo ci sono condomini morosi, l’amministratore ha l’obbligo di informare i condomini delle morosità e delle azioni intraprese?

Il punto 9 del comma 1 dell’articolo 1130 del codice civile stabilisce che l’amministratore è tenuto a “fornire al condomino che ne faccia richiesta attestazione relativa allo stato dei pagamenti degli oneri condominiali e delle eventuali liti in corso”. Deve, quindi, indicare le morosità nel bilancio, ma non informare i condomini dello stato dei pagamenti, a meno che non siano gli stessi condomini a richiederlo. Il comma 9 dell’art. 1129 lo obbliga poi ad avviare azioni giudiziarie per il recupero delle somme dovute dai morosi entro sei mesi dalla chiusura dell’esercizio nel quale il credito è compreso.

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Benzina, l’Italia è tra i Paesi più cari al mondo: colpa delle tasse

da ilgiornale.it

L’Italia rischia di diventare il paese al mondo col prezzo più alto di benzina e diesel.

E la colpa è delle tasse.Il petrolio è aumentato nuovamente, toccando quota 80 dollari al barile, e il prezzo dei carburanti è destinato a crescere. In Italia, già dalla fine di luglio 2015, le quotazioni di benzina e diesel hanno toccato i massimi, con la benzina a più di 1,606 euro al litro e il gasolio a 1,483 euro. In modalità servita il costo aumenta ulteriormente, arrivando rispettivamente a 1,744 e 1,619. In pratica, nel caso limite, un pieno di verde di un’auto di media cilindrata, cioè con un serbatoio che contiene circa 50 litri, costa 90 euro e un pieno di diesel 84 euro, secondo le stime riportate dal Corriere, sulla base dei dati raccolti dal Ministero dello Sviluppo Economico, lo scorso 14 maggio.

Il rincaro del prezzo dei carburanti, in Italia, è strettamente dovuto alle tasse governative, che incidono per il 64% sulla verde e per il 60% sul diesel. Negli Usa, invece, le imposte statali sui carburanti non vanno oltre il 20%, fermandosi al 18%, così da far costare la benzina in media 0,58 euro al litro e il gasolio 0,67.

A livello europeo, se non venissero considerate le tasse imposte sui carburanti, l’Italia sarebbe la quinta più cara per quanto riguarda la benzina e l’ottava, per quanto riguarda il diesel. Ma, considerando il costo della benzina al distributore, dove il prezzo comprende anche le tasse, l’Italia sale al terzo posto della classifica europea, superata solo da Olanda e Danimarca. Sul versante gasolio, invece, il nostro Paese raggiunge addirittura il secondo gradino del podio, seconda solo alla Svezia.

Per attenuare la situazione corrente, il programma di governo stilato da Lega e Movimento cinque stelle, prevede l’eliminazione delle “componenti anacronistiche delle accise”, come per esempio quella relativa alla guerra d’Etiopia del 1936. Tuttavia, la tassa sui carburanti è ormai un’unica voce, senza definizione specifica: l’imposta fissa corrisponde a 0,728 euro al litro sulla benzina e a 0,61740 sul gasolio. Ma per azzerarne circa un quarto, secondo le prime stime, servirebbero 6 miliardi di euro.

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Quando scadono le tasse?

da laleggepertutti.it

Se c’è un capitolo sempre aperto quando si parla di fisco è quello relativo alla prescrizione: i termini entro cui le tasse scadono dividono spesso i giudici. Il che può apparire un controsenso: il concetto stesso di «termine» presuppone una data certa perché fino a un giorno prima lo Stato può legittimamente pretendere il pagamento delle proprie spettanze e, in caso contrario, procedere al pignoramento dei beni del contribuente, ma già il giorno dopo ogni sua richiesta è fuorilegge. Chi cerca su internet “quando scadono le tasse” noterà che esistono diverse interpretazioni sostenute da molteplici sentenze, anche se una tesi “maggioritaria” può essere comunque tracciata. Forse, nel momento in cui ci si chiede quando scadono le tasse ci si riferisce alle imposte maggiormente evase, Irpef, Iva e bollo auto su tutte. E proprio con riferimento alla prescrizione Irpef è intervenuta una sentenza della Commissione Tributaria Regionale della Lombardia a scardinare quello che appariva un principio ormai consolidato: quello della prescrizione decennale. Ma procediamo con ordine.

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Un single che vuole adottare un bimbo: ecco cosa dice la legge

da repubblica.it

Il desiderio di una donna single di adottare un bambino è un atto di puro egoismo o un gesto di profondo amore? Un bambino, orfano o abbandonato, ha solo il diritto di entrare a far parte di un contesto familiare composto da due persone di riferimento o può ricevere la stessa e giusta dose d’amore anche da una donna sola, priva di una vita sentimentale stabile? Queste domande sorgono spontanee e scuotono le coscienze di ognuno di noi, quando una donna single (che lo sia per scelta o per sfortuna), manifesta la volontà di adottare un minore.

Ed è così che ci si schiera tra i tradizionalisti – che pensano alla famiglia “normale e tipica” solo se i genitori sono due (e possibilmente, di sesso diverso) e definiscono “egoista” far prevalere il desiderio di maternità di una donna sul diritto alla bigenitorialità del bambino – o tra gli avanguardisti, che guardano al “succo della questione” e ammirano la forza e la generosità di una persona singola che, pur consapevole delle problematicità e dei cambiamenti di vita che ne derivano, sceglie di lottare per “salvare” un bambino dalla condizione di vita alla quale sarebbe stato, diversamente, predestinato.
Cosa è veramente giusto nell’interesse prevalente e superiore del minore?

La “risposta giuridica” a questo dilemma è arrivata, lo scorso 14 febbraio, con un decreto del Tribunale per i Minorenni di Napoli. Chiamati a pronunciarsi sull’idoneità o meno di una donna single all’adozione di una minore bielorussa, i giudici partenopei hanno avallato il suo progetto adottivo: all’esito di un percorso affrontato con grande determinazione e per un lungo arco di tempo, la donna si è dimostrata fortemente motivata a prendersi cura della minore, con la quale aveva già instaurato un profondo vincolo di comunione e affetto. I giudici di merito, concentrandosi proprio sul prezioso legame affettivo creatosi tra la bimba e la donna, hanno ritenuto integrato uno dei casi di adozione, definiti “particolari” dall’art. 44 della Legge 184/83, nei quali è consentita l’adozione a persona non coniugata (alias, single): a) quando è richiesta da persone unite al minore da vincolo di parentela fino al sesto grado o da preesistente rapporto stabile e duraturo (ecco il caso di specie), anche maturato nell’ambito di un prolungato periodo di affidamento, se il minore sia orfano di padre e di madre; b) quando si è in presenza di minori orfani di entrambi i genitori; c) quando ci sia una contrastata possibilità di affidamento preadottivo.

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